Etalide, frammento 21.

A quel punto, Joyce aprì il planetoide tetraedrico. La conoscenza dei solidi platonici: l’esaedro o cubo, l’icosaedro stellato dalle venti facce, l’ottaedro platonico o regolare, quello irregolare o troncato o archimedeo, il tetraedro necessariamente convesso e il dodecaedro – di cui i primi corrispondenti ai quattro elementi, l’ultimo all’intero universo – da parte sua era indubbia, come indubbio il fascino che esercitavano su di lei le figure poliedriche. Lei o me, non importa.
Si trattava di un grande asteroide costituito da un doppio tetraedro nel quale geometria, architettura e natura si fondevano insieme, armoniosamente e non senza grazia. La ragazza, con il suo occhio nero di agata nera, si fermò: esitante ma solerte come chi adempia coscienziosamente al proprio compito. La ragazza o me, non importa.
I delicati e complessi strumenti della fisica sperimentale moderna penetrano in profondità nel mondo submicroscopico, rivelando aspetti della natura del tutto estranei al nostro ambiente macroscopico e rendono quel mondo accessibile ai nostri sensi. Leggeva i Ta physikà di Etalide.

* … *

Era effettivamente un rebus.

[Etalyd.] fr. 21 Sleid-Kranz[1]

Di sé – sosteneva un tale del Ponto – andava dicendo di essere stata Joyceline o Josephine, secondo le circostanze, e di essere figlia e moglie di Etalide ed Etalide stesso. E aggiungeva: undici volte non ho chiesto vendetta, ma solo una. Lei o me, non importa. E allegava la sua genealogia: figlia di Ermes e basta. Una volta il dio le aveva chiesto di scegliere cosa volesse, cosa volesse eccetto la vita immortale e lei aveva risposto: viva o morta, la memoria delle cose, morta o viva, non importa. In vita dunque aveva ricordato tutto, quando era morta lo stesso. In seguito, Etalide era passato in Euforbo, e tra i compagni si distingueva perché era abile nel maneggiare la lancia, nel guidare i cavalli e nel correre con i piedi veloci. Venti uomini aveva gettato nella polvere, giunta sul suo carro ancora inesperta di guerra, ma era morta di nuovo, trafitta alla gola da Menelao, mentre questi combatteva su un vaso rodio. Quanto a Euforbo, costui diceva di essere stato una volta Joyceline-Josephine e poi Etalide e di avere ricevuto il dono da Ermes e la peripolesi dell’anima e, di questa, che aveva girovagato, e in quante piante ed esseri viventi fosse giunta. E dopo la morte di Euforbo, era stato Ermotimo ed era entrato nel tempio di Apollo mostrando lo scudo di Menelao, marcito, con solo la faccia d’avorio. E dopo Ermotimo, ancora, Pirro, Pirro il Delio, un pescatore. E di nuovo continuava a ricordare come prima fosse stata Etalide, Euforbo, Ermotimo e Pirro e Pitagora e Joyce che, appunto, aveva trovato gli irrazionali e, risalendo alla considerazione dei principi o cause – indagando in modo astratto e per concetti – persino la costruzione delle figure cosmiche.

Riescono, tuttavia, a renderlo accessibile solo attraverso una catena di processi che terminano, per esempio, nel clic udibile di un contatore Geiger o in una macchina scura su una lastra fotografica. Loro o me, non importa. Ciò che vediamo o sentiamo non è mai direttamente il fenomeno che abbiamo indagato, ma sempre soltanto qualcuna delle sue conseguenze. Il mondo atomico e subatomico sta al di là delle nostre percezioni sensoriali. Voi o me, non importa.
A quel punto, Etalide chiuse il libro.

 

Divisione K del Commando Interpolazioni
Apparato di sabotaggio

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[1] Fonte del frammento di Etalide è col. 21 di POxy 1180. La colonna 21 del recto non è materialmente congiunta alle col. 20 e 22, ed è collocata diversi centimetri a sinistra del rotolo. Il forte sbilanciamento e l’allineamento a sinistra hanno avuto effetti fuorvianti nella ricostruzione del testo, per la quale è sempre possibile consultare le edizioni critiche di Pstiffer 2068 e Grengell Hant 2097, nonché le considerazioni non prive di acume di Snaill 2099, 18-27. Riportiamo il testo della colonna 21, privo di margine superiore e inferiore e leggermente danneggiato nella parte destra del papiro. La sua struttura contrariamente a quanto sostenuto da Alessi 2100 per il quale col. 21 conterrebbe un inno a Etalide, di tarda scuola crotoniate, modellato su antichissimi inni orfici (sic!) si presta piuttosto a essere ricostruito in forma di dialogo e fa supporre con una certa ragionevolezza un ritmo a due o forse tre voci (E(talide)1, E2, E3). Si veda a questo proposito Pseudo Gamblico, Vita Etalyd. 239: Dinanzi agli estranei, ai profani, per così dire, quegli uomini parlavano tra loro, se mai dovesse capitare, enigmaticamente per simboli […] quali ad esempio: “Non attizzare il fuoco con il coltello”.

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E1[…] †sei tu?† […..] E..li.e.

E2 .B.. non so più ne…e io, signore †“mi sono trasformata così tante volte oggi […….] Lei .

capirci osa…†

E1 [No.] ci capisco, spieg[…] …glio”

E2 Temo †signore, […] io non† più io e…

E3 Bel garbuglio […] pausa. […] vendi male… tu?

E2 [……..] impr…vi..mente accorta

E1 †incognita† E.alide”.

E3 rebus

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