Pudenda origo, pudendus finis[1]
(su un muro di Vacca Pezzata)

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Un tempo, se ben ricordo

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Quando di ritorno dalle schiere
degli aborti di senso
(frammento di frammento, primo vagito nella lingua dei Titani)[2]

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Ogni idea, spinta all’estremo, è un pensiero della morte.
(Godersi il pianto 1. Il caso di Achille ai giochi per Patroclo chiappe d’oro, T.W. Omero)

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Un lungo travaglio ha preceduto – ai posteri si demanda la realizzazione di ogni teleologia, agli aruspici e agli oracoli la profezia, ai lettori politici la manipolazione plastica dei fatti – una presa di coscienza improvvisa come un colpo di scena, un sollievo o una guarigione insperata: ci sono tensioni irriducibili; c’è un solo modo per accogliere questa irriducibilità: un certo tipo di abbandono.
(Utopia comunitaria)

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Exit strategy #24

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Che, non allontanandomi da nessuna patria, non mi conduce verso nessuna comunità.
(J. L. Borges, Prefazione a Il manoscritto di Brodie)

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Vado, ma prima voglio dire perché sono venuto, senza timore della tua faccia: tu non puoi farmi del male. E allora ti dico: l’uomo che cerchi da tempo, lanciando minacce e proclami per la morte di CrapulaClub, quell’uomo è qui: uno straniero, in apparenza, un sudaca; ma poi verrà alla luce che è nato a Vacca Pezzata, e non avrà da rallegrarsi della scoperta.

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Lettera del Direttorio ai maggiorenti della Litweb, Vacca Pezzata, 29 giugno 2019

Lista beni ereditabili (buon sangue non mente):
La palestra di CrapulaClub da ora in dotazione al sig. Santoni Vanni (aggiungere ISBN).
Il ponte da cui praticare bungee jumping orfico resta invece aperto a tutti (ponte Sirio, nei pressi di metro Museo, Vacca Pezzata. Per ulteriori informazioni rivolgersi al custode sig. Felici Stefano[3]).

Lista beni non ereditabili (le mauvais sang):
Agli amici di Verde Rivista, Babel, Neutopia, Acéphale, Nuova Edizione, TerraNullius, Bolagnisti Anonimi: ya saben.

Dei delitti e delle pene:
Ghigliottine e cruces desperationis tornino tutte più interessi (tasso fisso come pattuito 2,17% quinquennale) agli scoliasti del Commando Interpolazioni sig. Shikq Tamiro e sig. Bykyria Licantro.

Calendario delle trasfigurazioni:
25 aprile→Giornata dell’Interpretazione. Ricorrenze: una. Note: N/A.
1° maggio→GUdISK (Giornata Ufficiale degli Imperterriti Studi Kafkiani). Ricorrenze: cinque. Note:[4]
15 agosto→Feriae Augusti. Ricorrenze: 2037. Note
30 giugno→Festa del Confine (FdC). Ricorrenze e note: pudenda origo, pudendus finis.

Questo non era un luogo ma un processo e ora è slittato altrove.

Il Direttorio

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Io voglio essere libero disse K il digiunatore mentre affondava nelle delizie della costrizione.

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Referto medico

Cartella 1

Affari metodologici non-combinatori
Lettera della divisione Port-Royal3bis del Commando Interpolazioni in merito alle classifiche di qualità dell’Indiscreto.
(Sullo scheno persiano[5])

Cartella 2

De tautologia: critica e critici
Lettera della divisione Port-Royal3bis, si veda sopra.

Cartella 3

Grande Romanzo Interstellare: etica ed estetica della performance
Lettera della divisione Port-Royal3bis, si veda sopra e più sopra.

Excerptum

Batrachoi:
flusso, polifonia, plurilinguismo: bolanismi e caccavelle[6] varie.
Con tali misture si erigano cattedrali, tecnica tecnica!

De farmacologia sive il Grande Ricettario Italiano

Posologia: pietra pomice molta; e bagni caldi, freddi e tiepidi.
Una volta a settimana, nella palestra di Vacca Pezzata. Per le chiavi si prega rivolgersi agli eredi testamentari.

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Un certo tipo di posizionamento: Per le ragioni di cui sopra non laudo chi vive sempre con simulazione e con arte, ma escuso chi qualche volta la usa.
(Anonimo)

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I do what I do
(Autobiografia di una funzione)

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Ricordare è sognare e morire è soltanto sognare di morire.
(Iscrizione funeraria detta “della Tomba di Vasyl a Janka sul confine”)

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Questa spiegazione, come altre che ho dato, è intenzionalmente vaga. Differenzierò, nel linguaggio, le parole dai modelli: entrambe sono strumenti, tuttavia con differenti generi di funzioni. Quando usiamo un modello (ad esempio: un gesto o un’immagine) noi confrontiamo qualcosa con il modello (ad esempio: una sedia con l’immagine di una sedia); lo stesso non vale per le parole. Nell’introdurre la distinzione parola/modello, l’idea non è di istituire una dualità logica definitiva. Qui non faccio altro che individuare e isolare due specie caratteristiche di strumenti nella varietà degli strumenti del nostro linguaggio. Chiameremo: parole «uno», «due», «tre», etc. Se, invece di questi segni, noi usassimo «†», «††», «†††», potremmo parlare di: modelli. Supponi – tu, mon semblable, carcassa dei miei occhi – supponi che, in un linguaggio, i numerali fossero «uno», «uno uno», «uno uno uno» etc; come chiameremmo noi «uno» – parola o modello? Lo stesso elemento può in un luogo essere usato come parola; in un altro, come modello. Un circolo può essere il nome di un’ellisse, o invece un modello, con il quale l’ellisse debba confrontarsi secondo un particolare metodo di proiezione[7] […].
(Junio Torkázar, Demolition job e altri giuochi combinatorî)

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Configurazione del Direttorio, lì 19.06.2019:
Di Gioia Anna, Mignola Luca, Zucchi Alfredo. Architetto e infrastrutture e immagine di copertina: Di Marco Nicola.
Direttorio a vita: Perrone Chiara (Mito), Zandomeneghi Andrea (Miscellaneo), Mazzini Sara (Audrey Horne), Russo De Vivo Antonio (Guru).

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Questa era la litweb, – dal 25 febbraio a quell’8 dicembre. – Del resto, non le dico forse niente di nuovo.
Se è così, offriamo la fronte alle lances des averses, l’animo all’antica sapienza.
(A. Rimbaud a Paul Demeny, Charleville, 29 maggio 2019)

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Torna l’immagine della scrittura – come una membrana, circoscrive ora l’intera traiettoria: l’abbandono e il ritorno. La scrittura come vivisezione performativa del pensiero: come siluramento del pensiero, della sua tara, dell’idolo. Schiudendosi, il segno mostra il suo limite; mostrandolo produce uno scarto, una deviazione o differenza. Questo scarto è un luogo politico – il buco in cui si modella l’informe. È il luogo che devo abitare – è il luogo che sto abitando ora?
(Demon Maxwell, No place like nowhere, traduzione italiana del Direttorio)

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Nel suo labirinto – disse alla fine, – ci sono tre linee di troppo. Io so d’un labirinto greco che è una linea unica, retta. In questa linea si sono perduti tanti filosofi che ben vi si potrà perdere un mero detective[crackle], quando in un altro avatar lei mi darà la caccia, finga (o commetta) un delitto in A; quindi un secondo delitto in B, a quattro chilometri da A e da B, a metà strada tra i due. E m’aspetti poi in D, a due chilometri da A e da C, di nuovo a metà strada. Mi uccida in D come ora sta per uccidermi in CrapulaClub.
– Per quest’altra volta, – rispose [crackle], – le prometto questo labirinto invisibile, interessante, d’una sola linea retta.
[crackle] [ominous music]

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Chi è fondamentalmente un maestro prende sul serio tutte le cose solo in rapporto ai suoi allievi, persino sé stesso.

 

Maestro: «Devi imparare. Non devi essere più veloce dello squalo, soltanto degli altri nuotatori».
Discepolo o Direttorio: «Mmmmmmm».
Maestro: «Cosa mmmmmm?»
Discepolo: «Maestro».
Maestro: «Dimmi».
Discepolo: «Guardati intorno».
Maestro: «Guardo».
Discepolo: «Dove siamo finiti, non vedi?»
Maestro: «Cosa?»
Discepolo: «Non ci sono più nuotatori e…»
Maestro: «E?»
Discepolo: «E lo squalo sono io».
Maestro: «Ah! Quindi…»
Discepolo: «Sì. Mi dispiace».
(Ecateo il Milesio, “Gli squali del Nilo”, Genealogie IV, 21-22)

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Niente per niente.
(B.D. Novskij)

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La letteratura, concepita in termini ottocenteschi, non interessava più alla gente, pensò. La poesia stava morendo. Il romanzo non ancora, solo che lui non sapeva scrivere romanzi. Vi furono notti in cui pianse di rabbia. Poi si diede a cercare una soluzione e non si arrese fino a quando non la trovò.
(Pag. 146)

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Sulla cotenna della vagina di Beatriz Viterbo: Sono stato compreso? – Il Commando Interpolazioni contro il Principio di Ragione.

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Eravamo io, Pierre Menard e l’acqua calda
(M. Duchamp, Neurofisiologia dell’invenzione)

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Avete bisogno di vivere, abbiamo bisogno di finire – con parole oblique si inseguono obliqui sentieri.
(P. K. Dick, Esegesi)

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Il problema etico posto dall’umorismo delirante riguarda uno sdoppiamento peculiare: mentre, con una risata inspiegabile, distrugge edifici millenari, nello stesso istante infonde un piacere sottile nel corpo e nei tessuti di chi ride: così, chi ride, si accontenta di ridere. Aveva allora ragione Artaud quando diceva che bisogna uccidervi a bastonate.
(Gomez)

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Nota del Direttorio a “Intorno alla fine di CrapulaClub”/“Istruzioni per etc”:

Il taglio del pezzo con il tipico umorismo terminale, con uno spruzzo di sentimiento[8].

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El potrero y la pelota no se manchan
(poema aereo attribuito a Genny Cado di Nuovo, aviatore napoletano, eseguito il 22 giugno 1986 nei cieli di Città del Messico, al di sopra dello stadio Azteca)

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Le fragorose trombe del nulla.
(F. Kafka, Live from everywhere)

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Dire che la follia è oggi scomparsa non significa dire che con ciò scompaia la forma generale di trasgressione il cui volto visibile era stato per secoli la follia. Né che questa trasgressione non sia sul punto, nel momento stesso in cui noi chiediamo che cos’è la follia, di dar luogo a un’esperienza nuova.
(Volonté de chance, Anonimo Sessantottino)

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Nota del Direttorio intorno ai contributi esterni (PR, lì Vacca Pezzata, 24 maggio 2019):

Nos semblables, grazie per sempre per averci scritto. Ora, se davvero ne avete la forza – la perseveranza, l’ostinazione, la malattia mentale – se è così: tornate nel 2667 e ci troverete proprio lì, ad aspettarvi.

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Ci sembra ieri che iniziammo a punzecchiarli e annusarli circospetti. Sbirciavamo il loro bunjee jumping orfico saltando sul nostro tappeto elastico da circensi; a ogni salto uno scorcio del loro funambolismo mistico e lynchiano; a ogni salto una visione, una suggestione letteraria; a ogni salto uno starnuto, perché siamo allergici alle siepi d’ogni tipo. Diffidenti e ammirati, intrigati e sospettosi, li seguivamo e leggevamo come se si trattasse di un foglio clandestino. I crapuli, trapezisti ucronici, con la loro algebra ebbra e ipertrofia umanistica, camminavano sul filo, ripetendosi mantra in lingue sconosciute per darsi coraggio che solo in seguito imparammo a decriptare. Sotto di loro c’era la realtà, arida e prevedibile, e loro lì sempre sul filo sottile come le illusioni che ci diamo consapevolmente. Crapula non ha mai avuto tentazioni didascaliche o pedagogiche, se n’è sempre infischiata, e questo ci è sempre piaciuto. La loro rivendicazione di libertà, la loro voglia di creare mondi e linguaggi, è sempre stata coerente e ineluttabile, come l’ultimo uomo rimasto sulla Terra che si ostina a scrivere e scrivere.
Crapula è stata ed è un miraggio in un mondo di deserti, l’idea di un’oasi in un mondo di predicatori che non ristorano. Con loro a volte ci siamo divertiti, da terroristi, a mettere lsd nell’acqua, sotto le palme. Le oasi erano miraggi? Allora com’è che quegli acidi fecero effetto?
Facciamo parte dello stesso circo, sono nostri simili. Loro vanno in overdose di letteratura in un loop continuo, rischiano, amano perdersi e complicarsi le cose anche quando sono semplici, perché, se no, che gusto c’è? È commovente e divertente vederli sbattersi nel loro lavoro (perché di lavoro si tratta! Con la cultura non si mangia? Ditelo agli psocotteri!). Noi li guardavamo durante la pausa pranzo, e confessiamo, è proprio rilassante vedere qualcuno faticare mentre ci si riposa un attimo! Ci piaceva spiarli cercare un ordine dove non c’è e il caos nell’ordine, come dei rabdomanti ad Atlantide, in cerca di sabbia e ciottoli privi di senso. Ognuno ha le sue perversioni, d’altronde.
Ecco, il senso, quello comune, quello buono, non ci è mai interessato, né a noi, né a loro, crediamo.
Nella caverna della litweb entrambi scorgevamo delle ombre, le chiamavamo lit-blog o riviste, ma sempre di ombre si trattava. Simulacri di vite ed esperienze passate, consapevoli che tutto conta e niente rimane. Verde, Crapula, scompariranno e non hanno avuto senso, ciò che rimarrà è Nuova Edizione, la fantomatica, fantasmatica, impossibile e velleitaria Nuova Edizione. Intanto ogni atomo di Crapula si sta già interpolando, perdendo e ritrovandosi, come una matrioska onirica, in un futuro senza utopie, né giochi per bimbi. Cari amici di teoria e pratica, ci vedremo e rivedremo. Non possiamo essere ancora amici perché lo siamo già stati.
Se esistesse un Libro in cui tutto è scritto, i nostri discenti di Prometeo farebbero uno psico-editing pazzesco, medianico e invasivo. Noi di Verde, a quello stesso libro, daremmo fuoco! Ma quale cosa è più iconoclasta?
La loro personale ermeneutica metafisica e riscrittura automatica non sarebbe totalitaria, ma per giocare un po’ con noi potrebbero anche fingere di essere dei teorici della letteratura dogmatici. Potremmo scambiarci i ruoli e alternarci, detective o bombaroli, e giocare, giocare, giocare all’infinito.
(La Nuova Verde, Ready-made, everlasting)

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Le delizie della costrizione: da comunità ad archivio, endlich.

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«Lei invece è pieno di concezioni sbagliate, e non se ne libererà mai».
(Compendio all’Autobiografia di una funzione)

«Troppo ambizioso, ai limiti del cervellotico, non si capisce».
(Frammenti romani)

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Tutto ciò che pertiene a CrapulaClub sono queste istruzioni.
(Godersi il pianto 2. Il caso di Odisseo che ritorna a Ogigia, W. T. Omero Africano)

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Post hoc, ergo propter Gomez.

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Chi muore, muore, chi vive – anche!
(sullo stesso muro di Vacca Pezzata)

†††

NdD

[1] “Bellino il greco antico, quando telos indica sia il compimento sia la morte. Che telos, in latino, diventi functio e poi altrove, nelle lingue bastarde, funzione – questo non è un mistero, questo è il GOMBLOTTO DELLE ZECCHE DELL’ESSERE!11!” (M. Heidegger, In cammino verso il linguaggio)

[2] Di Gioia sempre vintage lei! Prego contenersi.

[3] “Il bungee jumping orfico provoca ambigui slittamenti dei limiti del reale. Praticare con moderazione.” (Messaggio ministeriale, [MIGNOLA AGGIUNGI RIFERIMENTO BITTE])

[4]

[5] 1 scheno = 2 parasanghe, 60 stadi (Hdt, II 6). Secondo altri, lo scheno variava a seconda del luogo e del periodo storico: Artemidoro = 120 stadi, ovvero 60 stadi, ovvero – navigando da Pelusio al vertice del Delta del Nilo –25 scheni = 750 stadi (Strab. II, 24).

[6] Nella lingua di Orfeo, ovvero volgare campano settentrionale: 1. Pentola di terracotta. 2. Strumento tipico di alcune orchestrine a carattere folcloristico, formato da un tamburello forato al centro e da un’asticella che passando attraverso il foro produce il suono per sfregamento.

[7] Questo particolare metodo “siamo noi stessi proiettati nel tempo”.

[8] N. B. Zucchi sai bene che si dice insentimento. Prego correggere.