Dicendo queste cose, Psiche ridente si avvicinò alle sue orecchie e avendole sussurrato qualcosa che non capisco, «Sì, sì» disse Quartilla «mi hai suggerito bene. Dal momento che è una bellissima occasione, perché non sverginiamo la nostra Pannichide?» e subito viene fatta entrare una ragazzina abbastanza carina e che sembrava di non avere più di sette anni, la stessa che poco prima era venuta nella nostra stanza insieme a Quartilla. Così mentre tutti applaudivano e desideravano che si compissero le nozze, io rimasi a bocca aperta e dichiarai che né Gitone, ragazzo pudicissimo, avrebbe soddisfatto questa insolenza né una ragazza di quella età avrebbe potuto accettare la legge della supina obbedienza che è propria della donna. «Ah sì» rispose Quartilla «forse che questa è più giovane di quanto lo fui io, quando ho subito il primo uomo? Che la mia Giunone mi disprezzi, se mai ricordassi di essere stata vergine! Infatti anche da bimba mi sono insozzata con i miei coetanei, e poi col passare degli anni me la sono spassata con i ragazzi più grandi, finché non sono giunta a questa età. Da qui penso che sia nato quel proverbio che dice può sopportare un toro, chi sia abituato a sostenere vitelli». Allora perché il mio fratellino non subisse un’ingiuria più grande senza me presente, mi alzai per prendere parte al rito nuziale.

Traduzione di Luca Mignola

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Petronio Arbitro, Satyricon, 25 – Milano, BUR 2015