Cave canem: la virtù dell’onda.

Eppure bisogna parlare. Parole su parole, costruzioni di intenzioni inconcluse. Le parole sono un’anatema, talvolta, per chi le pronunica e non tanto per chi le ascolta. Un’anatema di chiarezza, evidenza. Vivere sì, ma solo dopo le parole. (Eppure vivere è la cosa evidente.) Vivere senza portarsi dietro niente, senza ascoltare ciò che da sotto spinge per venire fuori, perchè fuori – nel mondo – bisogna stare. (E mi dico che ancora prima di stare, bisogna andare, non importa se a lungo o in brevi uscite ad alta frequenza. Andare!) E che cosa c’è sotto? “Solo un’intenzione!” risponde chi vuole tagliare corto. “E alle intenzioni – domanda – tu vuoi intentare un processo?” Allora, meglio continuare a ripetersi: magna res tacere! E invece no! Parlare il superfluo, perchè – artisticamente – solo questo è quanto basta!