Contro il maltempo ascoltate l’ozioso.

R. Magritte

R. Magritte

Vides ut alta stet nive candidum
Soracte nec iam sustineant onus
silvae laborantes geluque
flumina constiterint acuto?

dissolve frigus ligna super foco
large reponens atque benignius
deprome quadrimum Sabina,
o Thaliarche, merum diota.

permitte divis cetera, qui simul
stravere ventos aequore fervido
deproeliantis, nec cupressi
nec veteres agitantur orni.

quid sit futurum cras, fuge quaerere et
quem Fors dierum cumque dabit, lucro
adpone nec dulcis amores
sperne* puer neque tu choreas,

donec virenti canities abest
morosa. nunc et campus et areae
lenesque sub noctem susurri
conposita repetantur hora,

nunc et latentis proditor intumo
gratus puellae risus ab angulo
pignusque dereptum lacertis
aut digito male pertinaci.

*licenza poetica.

***

Vedi come se ne sta candido per l’alta neve
il Soratte e ormai non ne sostengono il peso
i boschi affaticati e per il gelo
pungente restano fermi i fiumi?

Sciogli il freddo mettendo sul fuoco
legna in abbondanza e più generosamente
tira fuori, Taliarco, dall’anfora Sabina
il vino invecchiato quattro anni.

Lascia il resto agli dèi, i quali non appena
placano i venti che combattono
sul mare tempestoso, non i cipressi
né i vecchi frassini più si agitano.

Temi di cercare che cosa accadrà domani,
qualunque giorno la sorte ti darà, aggiungilo
al tuo guadagno, non disprezzare tu, giovane,
gli amori dolci e le danze,

finché da te che sei in fiore sta lontana
la vecchiaia intrattabile. Ora il campo e le piazze
e i lievi sospiri durante la notte
riprendano all’ora stabilita

e ora il riso gradito che rivela l’amata
che sta nascosta dietro l’angolo
e il pegno strappato via dalle braccia
e dal dito che non oppone resistenza.

Il testo di latino si trova qui.