junior

D’improvviso non ricordo
le parole un tempo evidenti

dunque impasto
sotterro scavando
e divelto rimando

Né tantomeno  musica –
rimescolo, sono un mestolo.

Sgocciolo, assaggio:  se rigurgita, bene, ringrazio.
Come medico: rumino, ausculto. Spesso mi perdo.

Qualcosa vuol tradire il segreto che precede la parola
– e scavo.

***

Eppure ciò di cui sopra non è che un inizio, un esordio. La forma lunga (l’immane lunghezza) è la grande conquista – eppure il XXI secolo è il XXI secolo, non gli anni venti di quello precedente. È la tensione tra questi due inesorabili opposti (la parola-freccia e quella sonda) a dover generare qualcosa.

***

Qualcosa è cambiato. Scampoli di connessioni si annunciano – tale è la sonda. E la freccia deve attendere, a costo di rammollirsi. Deve attendere eppure, venuto il momento, deve anche saper smettere e muovere, e non perdersi nelle mollezze della sonda. È la volontà di ferro, una cosa un po’ idiotica e rarissima. Un anacronismo.