Tutta colpa delle parole – deragli e deragli. Le figure s’inseguono, la corsa non finisce mai. Una parola sola a volte riempie botti. Tre – e già l’orchestra suona. Un testo intero, ed è come andare per il giardino delle tentazioni: ad ogni passo una diversa felicità si mette davanti. Dire di no è la cosa piu’ difficile.
Così spiritoso è il gioco che lui stesso ogni tanto ti richiama: “ prendi aria, fai sport, scopa”. Con la scusa della salute – ossigeno nel cervello e nelle gambe, è fondamentale – ti si nega, insomma.

In tale rimescolio di spezie e legumi – l’abbondanza e le sirene – cosa fa la letteratura del web 2.0? Galleggia, pare sdraiarsi comoda invece prende acqua nel naso. Si adegua, nuoticchia con la testa fuori. Non capisce se leccare la domanda di mercato o scioperare dall’altro lato. Allora si apre, prolifera, si fa trasparente, ciondola come modella; altrimenti scompare. Ed ancora si da ad altri: il cinematografo ad esempio l’ha vinta, lei lo frequenta non sempre per amore – la specie sopravvive lottando.

Eppure un artigianato della scrittura resiste: impastare a mano, mescolare provocando la materia grigia, scavare e tornare in superficie. I sogni di gloria fanno strani scherzi, è chiaro. Allora essa si rimette al proprio mestiere, meno timida che lucida. Il proprio mestiere: fornire a chiunque gli si avvicini quel brivido di coscienza di essere al mondo. Del compenso si discuterà poi.