Talete:

 

10 [A1] Alceo, fr. 448

E Alceo cantava Talete nelle odi quando anche Lesbo conobbe una celebrazione solenne.

10 [B 1] Diogene Laerzio, 1, 22-40

Talete, dunque, come dicono Erodoto, Duride e Democrito, ebbe come padre Examyes e come madre Cleobulina, della famiglia dei Telidi, che sono fenici, e i più nobili tra i discendenti di Cadmo e Agenore. […] E per primo fu chiamato saggio ad Atene sotto l’arcontato di Damasia. […] E fu iscritto tra i cittadini a Mileto, quando giunse con Neleo che era stato esiliato dalla Fenicia; ma come dicono molti, era Milesio di nascita e di stirpe illustre. [23] E oltre alle questioni politiche trascorse il tempo nell’osservazione della natura. E secondo alcuni non lasciò nessun testo scritto.[…]
Per primo intuì l’intervallo da un solstizio all’altro, e per primo – secondo alcuni – dichiarò che la grandezza del sole è la settecentoventesima parte dell’orbita solare come la grandezza della luna è la settecentoventesima parte dell’orbita lunare. Per primo chiamò ‘trenta’ l’ultimo giorno del mese. E di nuovo per primo, secondo alcuni, ragionò sulla natura. […] Panfila dice che, avendo appreso dagli egizi a misurare, per primo iscrisse il triangolo rettangolo nel cerchio, e sacrificò un bue. […]
Si tramandano di lui queste massime:  la più antica delle cose che sono è il dio: infatti è innato. La più bella l’ordine: infatti è poema del dio. La più grande lo spazio: infatti contiene tutte le cose. La più veloce è il pensiero intuitivo: infatti si muove attraverso ogni cosa. La più potente la necessità: infatti domina tutte le cose. La più paziente il tempo: infatti trova ogni cosa. Disse che la vita non differisce per niente dalla morte: così qualcuno gli disse: “Perché dunque non muori?” Talete rispose “Perché non c’è differenza”. E a uno che chiedeva che cosa fosse stato generato per prima, la notte o il giorno, disse “La notte un giorno prima”. […]
[39] Così il saggio Talete morì, mentre guardava una gara di ginnastica, per il caldo, la sete e la malattia, ormai vecchio. E sul suo sepolcro era stato inciso:

Guarda questa tomba, è di Talete dai molti pensieri,

piccola, sebbene la sua fama sfiori il cielo.

10 [B 6] b Proclo, Commento a Euclide 250, 20

Dunque, bisogna ringraziare Talete l’antico sia per molte altre scoperte, sia per questo teorema. Si dice infatti che per primo egli abbia conosciuto e enunciato il modo in cui gli angoli alla base di un triangolo isoscele siano uguali, e abbia chiamato – in modo alquanto arcaico – ‘simili’ gli angoli uguali.

10 [B 15] c Aezio, 2, 24, 1

Talete per primo disse che il sole subisce un’eclissi di luna, per la natura terrestre di questa, che passa perpendicolarmente sotto il sole. Che inoltre ciò, che si trova sotto il disco solare, si rispecchia per riflessione.

d Aezio, 2, 28, 5

Talete per primo disse che la luna è illuminata dal sole.

Anassimandro:

 

11 [B 2] Alessandro di Afrodisia, Commento ai Meteorologici di Aristotele 353 b 6

Alcuni di loro infatti dicono che il mare è un residuo dell’umidità primordiale; infatti lo spazio intorno alla terra era umido e, dopo, una parte di umidità è fatta evaporare dal sole e dalla stessa (umidità) nascono i venti e le rotazioni del sole e della luna, come se quelli compissero le loro rotazioni attraverso queste vaporizzazioni e le esalazioni, volgendosi indietro verso quella regione, dove per loro c’è abbondanza di umidità; mentre l’altra parte della stessa (umidità), che è rimasta nei luoghi cavi della terra, è il mare; perciò dicono che anche il mare disseccandosi ogni volta per opera del sole diventi meno esteso e che un giorno o l’altro finirà per essere asciutto; Anassimandro e Diogene, come ci informa Teofrasto, furono di questa opinione.

11 [B 8] Diogene Laerzio, 8, 70

Diodoro di Efeso invece, scrivendo su Anassimandro, dice che quello (Empedocle) cercava di emularlo elaborando con arte l’illusione tragica e indossando un abbigliamento altezzoso.

11 [B 11] b Aezio, 1, 7, 12

Anassimandro dichiaro dèi i cieli infiniti.

e Simplicio, Commento alla Fisica di Aristotele 1121, 5

Infatti quelli che avrebbero supposto mondi infiniti per numero, come i seguaci di Anassimandro, Leucippo, Democrito e successivamente di Epicuro, supposero che gli stessi mondi nascessero e perissero all’infinito – alcuni generandosi sempre altri disfacendosi – e dichiaravano il movimento eterno: infatti senza movimento non c’è nascita o distruzione.

f  Simplicio, Commento al Del cielo di Aristotele, 615, 13

E Anassimandro concittadino e discepolo di Talete… per primo ritenne l’infinito (come principio di tutte le cose, ndt)… e questi suppose – come sembra – che i mondi infiniti e ciascuno dei mondi si conformassero a partire da tale infinito.

11 [B 15] b Aezio, 5, 19, 4

Anassimandro dice che i primi animali furono generati nell’elemento umido, contenuti in cortecce spinose, e che, crescendo la loro età, fuoriuscivano verso un luogo più asciutto e, una volta che la corteccia intorno si inumidiva, sopravvivevano per poco tempo.

11 [B 24] Temistio, Orazioni 26

… primo fra i greci, che conosciamo, osò divulgare un discorso scritto sulla natura.

Bibliografia:

Talete e Anassimandro in Giorgio Colli, La sapienza greca, Vol. II, Milano, Adelphi, 1994.

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L’articolo è parte di Ô Metis V, Invenzione