[Praga, 10 settembre 1920]
Venerdì

Il tuo telegramma[1] è appena arrivato, hai assolutamente ragione, ho reso la cosa disperatamente stupida e rude ma non c’era un’altra possibilità, perché viviamo di equivoci, con le nostre risposte priviamo le nostre domande di ogni valore. Dobbiamo smettere di scriverci e lasciare il futuro al futuro.
Dato che non posso scrivere a Vlasta[2] ma solo telefonarle, potrò dirglielo soltanto domani mattina.

 


[1] Tradotto da F. Kafka, Briefe an Milena, erweiterte und neu geordnete Ausgabe, herausgegeben von Jürgen Born und Michael Müller, Frankfurt am Main: Fischer Taschenbuch Verlag, 2015¹⁵.

[2]Assistente del professor Jesenský e confidente del padre di Milena.