Oggi, a Crapula, nubi vaghe e presaghe. Il Poeta,  benedetta la sua gobba – parla e nulla io, A. Quijano, ho da ridire!

 

il Poeta

 

 

Or poserai per sempre,
stanco mio cor. Perì l’inganno
ch’eterno io mi credei. Perì. Ben sento,
in noi di cari inganni,
non che la speme, il desiderio è spento.
Posa per sempre. Assai
palpitasti. Non val cosa nessuna
i moti tuoi, né di sospiri è degna
la terra. Amaro e noia
la vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
T’acqueta omai. Dispera
l’ultima volta. Al gener nostro il fato
non donò che il morire. Omai disprezza
te, la natura, il brutto
poter che, ascoso, a comun danno impera,
e l’infinita vanità del tutto.