Perché in quel sonno di morte, quali sogni mai possono arrivare?
Shakespeare, Amleto

I.
Il luogo più crudele da abitare è il cuore di qualcuno.

«The answer is not here», dice Mike all’agente speciale Dale Cooper in una stanza del Great Northern Hotel, dopo avergli posato la mano sulla fronte, «but here», sul cuore – nel cuore.
«Do you understand the parasite? It attaches itself to a life form and feeds» – ancora Mike, dopo essersi rivelato per ciò che realmente è [non un venditore di scarpe privo di un braccio, ma un’entità sovrannaturale che ha preso una precisa posizione] nell’ufficio dello sceriffo Truman a Twin Peaks.

Nuovo Messico, luglio 1946, il ragazzo senza nome: «Did you like the song?»
Twin Peaks, febbraio 1989, Audrey Horne: «I love this song. Isn’t it too dreamy?»

In Nuovo Messico la ragazza senza nome cade in un sonno improvviso e profondo dopo essere stata baciata. Il parassita entra in lei attraverso la bocca. Forse, quel parassita è l’amore[1].

«Love is hell» dice John Justice Wheeler al Great Northern Hotel, davanti al fuoco scoppiettante nel camino.
Gli replica Dale Cooper: «The hindus say love is the ladder to heaven».

Punti di vista. Con paura e senza la paura. Loggia Nera e Loggia Bianca. Due volti della stessa genesi.

Tutto va in coppia, a Twin Peaks, tutto si sdoppia: lo anticipa già il nome della cittadina [il titolo dello show]. Cittadina che, lo scopriremo sul finale, è il doppelgänger di sé stessa.

Maddy Ferguson (Sheryl Lee), è la cugina di Laura Palmer (Sheryl Lee).
Maddy Ferguson appare in casa Palmer nel momento in cui Leland siede davanti al televisore acceso, sintonizzato su Invitation to love, la soap opera [lo show nello show] in cui tutti sembrano immersi a Twin Peaks[2] – e la voce fuori campo presenta la stessa attrice in due ruoli diversi, quelli delle sorelle gemelle Emerald e Jade[3].
Maddy Ferguson deve morire.

Due diverse sfumature del medesimo colore.
Un attimo prima, o forse dopo, Donna Hayward, vestita di verde smeraldo, si confida con la madre nel salotto di casa: «It’s like I’m having the most beautiful dream and the most terrible nightmare, all at once». È un incubo, perché ha appena seppellito l’amica del cuore. È un sogno, perché il ragazzo che amava la sua amica ora è libero di amare lei.
Anche la madre è vestita di verde.

Ma tu, chi sei?
E io ­– io ti amo perché mi ricordi lei, oppure ho amato lei per arrivare a te?
Is it future or is it past?

[1] L’amore è il più antico degli assassini. L’amore è un cannibale con una vista estremamente acuta. L’amore è un insetto che ha sempre fame. (Stephen King, Christine)
[2] Sceriffo Truman: Morning Lucy, what’s going on?
Lucy: Er… thanks to Jade, Jared decided not to kill himself, and he’s changed his will leaving the Towers to Jade instead of Emerald, but Emerald found out about it, and now she’s trying to seduce Chet to give her the new will so that she can destroy it; Montana’s planning to kill Jared at midnight so the Towers will belong to Emerald and Montana, but I think she’s going to double-cross him and he doesn’t know it yet. Poor Chet.
Sceriffo Truman: What’s going on here?
[3] Jade gives two rides (Twin Peaks: the Return).

II.
It’s happening again.

Della morte sappiamo che è un fenomeno ricorsivo. Alla prima ragazza morta (Theresa Banks) segue una seconda ragazza morta (Laura Palmer). E poi, una terza (Maddy Ferguson). E succederà ancora.

La morte è una specie di ritorno a casa. Ma noi non vogliamo tornarcene a casa, se è lì che viviamo e vivremo per sempre. Perché – che cos’è una casa, se non il luogo degli affetti, della memoria? Un luogo in cui si conservano fotografie da distruggere, da fare a pezzi, per liberare l’anima dalla prigionia del cuore [vedi alla voce: Sarah Palmer] –
Is this the story of the little girl who lives down the lane?

Conosciamo Audrey Horne dalle sue scarpe: i mocassini bianchi e neri che lei fa scivolare all’interno dell’auto del padre mentre l’autista degli Horne si appresta ad accompagnarla a scuola. Giunta a scuola [non più a casa – la casa di Audrey, il Great Northern Hotel, “is filled with many rooms, each alike, but occupied by different souls night after night”], Audrey sostituisce i mocassini con un paio di fiammanti décolleté scarlatte. Batti i tacchi tre volte, bambina mia, se vuoi tornare a casa.

Il Maggiore Briggs è sulle tracce di un’entità maligna di nome Jowday, o Judy.  Nell’episodio 28 il Maggiore delira e verbalizza chiaramente l’associazione Judy+Garland, andando a formare il nome della protagonista della più celebre versione de Il mago di Oz. Nello stesso episodio Audrey appare scalza. Vestita di rosso, davanti al fuoco acceso nello studio del padre[4], che sembra finalmente deciso ad accordarle la sua stima, il suo amore. Forse, c’è la redenzione. Ma non ci sono più le scarpe. Da qui, bambina mia, non si può tornare indietro.

Venticinque anni dopo, Albert Rosenfield e Gordon Cole vanno a casa di Diane, incarnazione della donna nel registratore con cui Cooper ha parlato per tutta la durata delle sue indagini a Twin Peaks. Diane nel suo salotto indossa una vestaglia rossa – è vestita di rosso – simile a quella di Cooper. Ed è scalza.

Evil Cooper a Gordon Cole, nella prigione di Buckhorn, South Dakota: «I have never really left home».

Nell’uscire dalla Loggia per proiettarsi a Las Vegas[5] al posto di Dougie Jones, Good Cooper perde le scarpe.

Le scarpe di Cooper. Le scarpe di Audrey. Le scarpe nuove di Leo. Il campionario di Gerard – sono solo piedi destri. Smarrito nel bosco, Jerry Horne non riconosce il proprio piede destro. Non sa dove si trovi. Si è smarrito tra due mondi, dove il fuoco ha bisogno di piedi e di scarpe. Perché il fuoco cammina con me.

[4] Nel Return la ritroveremo davanti a un altro camino, davanti a un altro uomo, seduto a un’altra scrivania, dubbiosa sulla propria identità e su quella dell’uomo che avrebbe sposato.
[5] Il paese delle meraviglie? – “It’s not about the bunny”.

III.
Non vi è uscita dal labirinto, perché il labirinto è vivo.

Nel suo studio al Great Northern Hotel Benjamin Horne si adopera a modificare la storia ricreando la guerra di secessione. C’è qualcosa, nel passato, che deve essere cambiato per impedire alla mente di collassare sotto il peso dell’orrore.

Dale Cooper, sul pavimento della sua stanza al Great Northern Hotel, mentre rischia di morire dissanguato: «It is not so bad, as long as you can keep the fear out of your mind».

Nel salotto della sua ricca casa coniugale, Evelyn Marsh uccide l’uomo che la tiene imprigionata con l’arma del suo amore. Il volto di Evelyn appare in primo piano, sullo sfondo, mentre lei si racconta la versione alternativa che darà alla polizia.

Venticinque anni dopo, il volto di Dale Cooper in primo piano nell’ufficio dello sceriffo Truman [un altro sceriffo Truman] riporta al loop temporale in cui è imprigionata Laura. Quell’attimo fatale in cui tutto è stato deciso. Il momento da cambiare.

Laura Palmer, nei boschi di Twin Peaks: «Your Laura disappeared».
Benjamin Horne a Audrey, al Great Northern Hotel: «I lost you years ago».

«Maybe he’ll realize I’m the woman of his dreams…» dice Audrey a Donna Hayward dentro i bagni del liceo.

E se Audrey fosse morta al One Eyed Jack’s? Morta; drogata, violata, a un passo dall’incesto – come lo era stata Laura. Perché, oltre alla morte, anche il destino è ricorsivo.
Quali sogni si innescherebbero allora nel cervello di Cooper, che non è riuscito a salvarla? La sua figura, la figura di Audrey, andrebbe forse a sovrapporsi a quella di Laura, già sovrapposta a quella di Caroline?
Se fosse Audrey la donna bellissima che somiglia a Laura ma non è Laura e che nel suo sogno gli sussurra nell’orecchio chi è il suo assassino?

«…because I’m going to help him figure out who killed Laura».
Laura Palmer, nella Loggia: «Meanwhile».

D’altronde, è forse possibile riprendersi da una dipendenza di eroina in sole ventiquattro ore? Al suo “risveglio” nella Bookhouse Audrey vagheggia come l’uccello Waldo, depositario della memoria verbale di Laura congelata nella notte del suo assassinio. Lo stesso tipo di vagheggiamento porta Good Cooper alias Dougie Jones a ripetere le ultime parole dei discorsi della gente. Ne è schiavo anche Billy*, il misterioso amante di Audrey dal volto straziato e sanguinante, rinchiuso nella prigione dello sceriffo.

IV.
«Two people in love couldn’t have caused this, could they?» – Donna Hayward allo sceriffo Truman, in occasione del funerale di Leland Palmer.

L’amore pervade la straziata cittadina di Twin Peaks. È amore che soffre, si occulta, si nega, tradisce, e solo in un caso trionfa [il caso che sembrava il più disperato di tutti, quello di Norma e Big Ed].

Poco prima di morire Laura Palmer si separa da James Hurley piangendo e urlando: «I love you, James!»

Laura Palmer muore innamorata. Caroline Earle, prima di lei, è morta innamorata. Audrey Horne, se è vero che è morta, è morta innamorata. Del re che ha invocato tre volte, prima di venire riassorbita a casa, nella altrui memoria. Audrey è morta al One Eyed Jack’s, andando a sovrapporre la propria figura a quella di Laura nella memoria di chi ha vissuto a Twin Peaks. In quella casa che tutti siamo costretti ad abitare, prima o poi.

Dal suo sonno di morte si generano i tulpa, figure create dalla mente del sognante: John Justice Wheeler [l’attore Billy* Zane], che nella versione senza paura incarna l’amore romantico a cui Audrey concede la sua verginità prima di lasciarlo volare via sul suo aereo privato [nella versione con paura è Evil Cooper che la violenta mentre è in coma all’ospedale, lasciandole in grembo il seme di un figlio mostruoso], e Annie Blackburn, la ragazza che l’inconscio di Audrey può affiancare al suo amato solo per strappargliela via in maniera brutale.

L’elettricità che pervade la serie è il prodotto del corto circuito che si è innescato nel cervello di Cooper quando alla prima ragazza morta è seguita un’altra ragazza morta. Salvando la prima, potrebbe forse riuscire a salvare anche la seconda?

V.
Se viviamo dentro un sogno, chi è che sta sognando?

Monica Bellucci, nel sogno di Gordon Cole: «We are like the dreamer who dreams and live inside a dream».

Quando Monica domanda «Who is the dreamer?», Gordon si volta e vede sé stesso da giovane, nella sua prima apparizione in Fire walk with me. Lo show nello show.

In Twin Peaks la prima apparizione di Gordon Cole coincide con l’uscita di David Lynch dalla regia. Significativamente, Lynch fa dire a Gordon: «Now I have to go», per poi farlo riapparire sul finale, quando riprenderà la direzione della serie. Non si tratta più di Gordon Cole, ma dello stesso David Lynch.

Philip Jeffries: «He [Gordon] will remember the unofficial version».
Dale Cooper a Albert Rosenfield, all’arrivo di quest’ultimo a Twin Peaks: «Here every life counts».

Se la sconfitta è inevitabile e si può esistere solo dentro i sogni di un altro, rimane importante che qualcuno sia ancora in grado di sognare, di conservare una pur precaria memoria del passato e dei sentimenti, di raccontare una storia palesemente inventata, fatta di emozioni e di affetti, in modo che l’assenza e il silenzio vengano interrotti da una voce, seppure flebile.

Introduzione di Carlo Pagetti a Ubik di Philip K. Dick (Fanucci, 2017)

Laura, come Audrey, vive intrappolata nella memoria degli altri. Nella casa materna, nel cuore di sua madre. Dentro una fotografia che passa immutata da una stagione all’altra, da una produzione all’altra.

«Laura!» [Sarah Palmer, unofficial version]