Dunque George è arrivato. Non è neppure un po’ nervoso. Come scende dalla macchina, avverte un ritorno d’energia, d’impazienza che la rappresentazione cominci.
(Un uomo solo, p. 31)

La sera in cui Susan Morrow si mette a leggere il manoscritto di Edward, un timore la colpisce come un proiettile. All’inizio si manifesta come un momento di intensa concentrazione che scompare troppo in fretta perché sia possibile registrarlo nella memoria, lasciandosi dietro il residuo di un terrore imprecisato. Un senso di pericolo, di minaccia, di calamità; non sa nemmeno lei cosa sia di preciso.

(Tony & Susan, p. 21)

Sapersi vestire, scegliere gli abiti adatti per ogni tipo di occasione significa avere buone maniere […]. Tutta questione di buon gusto ed educazione.
(Tom Ford)

La messa in scena, ovvero la preparazione di un dato ambiente in cui sviluppare un certo tipo di azione, nei film di Tom Ford diventa filosofia di vita e prospettiva da cui guardare all’esistenza. Se si volessero ridurre ai minimi termini i due film (A single man e Animali notturni) del regista/stilista statunitense, si potrebbe dire che parlano di individui che si barcamenano in un quotidiano innaturale e ritualizzato, devastati da un vuoto di senso divorante; come la moda, tutto è effimero, superficiale, ingurgitato in un sistema di vita consumista, facile da digerire e poi eliminare.

Tom Ford rappresenta il problema dell’identità, con già in nuce la sua caducità, a un tal punto di maturazione da palesare segni di marcescenza, si aggrappa a un codice (est)etico formale e adeguato all’ambiente, per non sprofondare nel niente, trasformando il concetto di status pubblico e sociale in un falsato senso d’identità.

Tom Ford prende le sue fonti (Un uomo solo di Christopher Isherwood per A single man e Tony & Susan di Austin Wright per Animali notturni) e le sventra, le riduce a un unico concetto e poi le rimette in scena concedendosi ricche libertà (il personaggio di Susan, in Animali notturni, cambia completamente ambiente di riferimento e buona parte del suo background personale rispetto alla sua controparte romanzesca) e scarti interpretativi (la cena di George e Charlotte, che nel film, a differenza del libro, è una forca caudina), rimanendo fedele alla letterarietà, e talvolta, come in Animali Notturni, portandola alla sua massima espressione.

Ma oggi pomeriggio, George non ritrova più niente di quell’antico eccitamento e timore; qualcosa va storto, fin dall’inizio. Le ripida strada a tornanti, che sembrava romantica, è solo scomoda, ora, e pericolosa. […] Anche quassù, stanno costruendo dozzine di nuovi edifici; la zona sta diventando suburbana. Vero, ci sono ancora alcuni canyon disabitati; ma George non ce la fa a rallegrarsene; lo opprime la presenza della città là sotto.
(Un uomo solo, p. 78)

Al sicuro e protetta, Susan vive sull’orlo di una sciagura perché tutto quello che conosce è accaduto, mentre il futuro è ignoto. In un libro il futuro non c’è. Al suo posto c’è la violenza, e il brivido fa le veci della paura, come sulle montagne russe. Non dimenticare mai cosa potrebbe succedere, dice il libro, se anche tu, la fortunata Susan con un tetto e una famiglia sicuri (a differenza del mondo), ti imbattessi in qualcosa di malvagio nella notte, come è accaduto a Tony.
(Tony & Susan, pp. 354-55)

La nostra “faccia pubblica” è un’armatura, l’impalcatura che tiene in piedi questo personaggio, ciò che collega la sua dimensione interiore a quella esteriore. Maschera la profonda disconnessione tra il suo stato d’animo e il modo in cui ci si presenta al mondo.
(Tom Ford)

Quest’ultima citazione si riferisce al personaggio di George, protagonista di A single man, ma si potrebbe allargare anche al personaggio di Susan, il cui vuoto esistenziale viene da lei stessa più volte negato (ad esempio nel dialogo, quasi a inizio film, con l’amica, alla quale la protagonista chiede che diritto abbia lei, Susan, di lamentarsi, dato che ha tutto, e ribadisce più volte che va tutto bene), nella spasmodica proiezione di sé verso un esterno che, se da un lato si espande sempre (mostra dopo mostra, successo dopo successo), dall’altro si rivela costrittivo e soffocante, arido, fallimentare, rinunciatario, al massimo autoconsolatorio, ma solo nel breve periodo.

Tom Ford è un sarto eccezionale che prende il tessuto delle sue fonti e lo cuce addosso alle proprie inquietudini. Se in A single man l’anelito essenzial-mortuario del protagonista si traduce in una mitizzazione di uno stile in cui ogni personaggio incarna un ideale e ne diventa modello (Charlotte che da alcolizzata diventa baccante, Jim emblema del grande amore, Kenny personificazione di un’innocenza maliziosa e sensuale), in Animali Notturni al discorso si aggiunge un nuovo strato: la creazione artistica (artificio intelligente) non solo è ciò che permette di riconoscere e rifuggire una vita convenzionale (artificio meccanico), ma è anche in grado di dichiarare senza filtri e senza censure (sempre attraverso una messa in scena) lo stato delle cose per quello che è. L’asciuttezza e la passione dell’immaginaria storia di Tony cozzano con la sovrabbondanza inutile della vita di Susan, che è ovvia e puntellata da dialoghi quasi disturbanti, tanto sono esplicativi e didascalici; e ancor più esplicita, in questo senso, è l’apparizione dell’opera d’arte Revenge, che smaschera in maniera brutale le intenzioni dell’ex marito della protagonista.

Come si spiega allora che, già con un piede sul ponte che attraversa il fiumiciattolo, George si gira all’improvviso, ridacchia tra sé, e con il movimento di un bambino che sguscia dalle mani di un adulto – il vecchio guardiano Cervello – corre giù per strada, ridendo, verso l’oceano?
(Un uomo solo, p. 102)

La paura segreta che Susan continua a schivare è in qualche angolo della sua mente: è un problema suo personale. Non ha niente a che vedere con il libro.
(Tony & Susan, p 392)

Per tutta la vita ci teniamo occupati con impegni fittizi che non sono importanti.
(Tom Ford)

È palese che a Tom Ford il contenuto interessa fino a un certo punto, anzi, forse non gli interessa affatto. Sono la percezione e l’elaborazione della stessa il centro del suo mondo: percepire e rielaborare vuol dire creare, adattare, vestirsi di idee, intravedere la verità delle cose e avvertirne lo sfaldamento nella sua stessa ininfluenza; forse la vita, quella che ha senso e ci dà senso, non è altro che un film mentale, la rivisitazione di stili e accessori sempre uguali ma a cui noi conferiamo nuova luce.
Se per Shakespeare noi siamo fatti della stessa sostanza di cui sono fatti i sogni, Tom Ford prende questi sogni e li rende patinati; ma alla fine ci lascia soli a contemplare l’insipienza del nostro baratro.

Christopher Isherwood
Un uomo solo (1964)
Trad. it. Dario Villa
Parma, Guanda (1981)
pp. 131

Austin Wright
Tony & Susan (1993)
Trad. it. Laura Noulian
Milano, Adelphi (2011)
pp. 408

Tom Ford
A single man (USA, 2009)
Durata 95 min.

Animali notturni (USA, 2016)
Durata 118 min.