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[Laminetta trovata a Petelia]

 

Troverai a sinistra delle case di Ade una fonte,
e accanto alla stessa bianco un cipresso che sta dritto:
a questa fonte non accostarti vicino.
E ne troverai un’altra, fredda acqua che scorre
dalla palude di Memoria: davanti ci sono i custodi.
Dici: sono figlio di Terra e Cielo stellante,
inoltre la mia stirpe appartiene al cielo; e questo anche voi lo sapete.
Sono arido di sete e muoio: ma datemi subito
fredda acqua che scorre dalla palude di Memoria.
E questi ti concederanno di bere alla fonte celeste,
e in seguito [ti istruiranno dicendo:
questa è l’acqua e questo è il pozzo,
bevi tutto e discendi.
Il cavallo è l’albume degli occhi,
e dentro un nero baratro.]
Di Memoria è questo sepolcro.

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[Tiresia]

 

Arles, 3 gennaio 2008 d.c.

Ero dentro – avevo appena messo piede nella mia tana, ero gonfio d’emozione quando ho scorto la sua figura nel buio. C’era un piede, una gamba umana che sporgeva dal bordo del letto.

Ho alzato gli occhi nell’ombra: un omuncolo basso e secco era seduto sul materasso, i piedi a stento sfioravano il suolo. Era lui – mi sta ancora addosso. Solo allora ho capito che quel figlio della luna* non ha mai smesso di starmi addosso.

*

Ora invece i più grandi fra i beni vengono a noi attraverso la follia, che è concessa per dono divino. Infatti la profetessa di Delfi e le sacerdotesse di Dodona, invase dalla follia, hanno procurato alla Grecia molte e belle cose, nel privato e nel pubblico, mentre in pieno controllo poche cose o niente… ciò è degno di essere addotto a testimonianza, che cioè tra gli antichi anche coloro che conferivano i nomi ritenevano che la follia non fosse motivo di vergona o di umiliazione; altrimenti non l’avrebbero chiamata maniké connettendo questo nome alla bellissima tecnica con la quale si discerne il futuro. Ma ritenendo che sia una cosa bella, qualora provenga da una sorte divina, la chiamarono così; i moderni invece, senza esperienza del bello, interpolando una t l’hanno chiamata mantiké.

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Nota sulla verticalità a intercettazione di spazio

 

Non bisognerebbe spiegare niente. Ciò sarebbe verticale, iniziatico. Un flusso ascensionale. Il mistero è il guscio della follia.
L’erudizione (dalla Biblioteca di Alessandria fino ai flussi di data) è diventato il fulcro del “sistema iniziazione”. Questo sistema si rappresenta, si è sempre rappresentato, attraverso una scala di valori. I valori sono noti soltanto a chi li ha appresi, allo stesso modo in cui si apprende la lettura, la prima forma di decifrazione di un codice creato ex novo dall’uomo stesso. L’iniziato porta il codice dentro di sé. La scala dei valori è mobile, il suo scopo è la verticalità in ogni direzione. L’iniziazione, come l’erudizione, esclude piani a una sola dimensione, esclude che ci sia un alto e un basso, un punto di partenza e uno di arrivo. Non si arriva mai da nessuna parte, se non dove bisogna arrivare. Lo scopo stesso dell’iniziazione è creare l’illusione che comunque ci sia una parte da raggiungere. Ascendere equivale a discendere che equivale a procedere ai lati e in diagonale – un muoversi a intercettazione di spazio. Ciò che si può indicare è il punto di passaggio, ciò che viene negato è il punto di approdo.
Ancora, discendere è aprire il cerchio, ascendere chiudere il cerchio. La formula è semplice da memorizzare, l’erudito la tramanda, l’iniziato la pronuncia nel suo deliquio di transizione:

E l’insieme di queste
Espressioni di dolce
Indifferenza
Alcuni lo chiamano amore
La pura indifferenza
Alcuni la chiamano caso
Ma noi abbiamo nomi
Più segreti
Nomi così profondi
E nomi così veri
Che sono sangue per me
Per te polvere.