[Terror aeterni, ovvero la memoria è la più crudele]

La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra, e risplende
in una parte più e meno altrove.
Nel ciel che più de la sua luce prende
fu’io, e vidi cose che ridire
né sa né può chi di là discende;
perché appressando sé al suo disire,
nostro intelletto si profonda tanto,
che dietro la memoria non può ire.
Veramente quant’io del regno santo
ne la mia mente potei far tesoro,
sarà ora materia del mio canto.

Dante, Divina commedia – Paradiso.
Canto I, vv. 1 – 12