Ancora, dite voi?
Sì, di nuovo: finché uno respira non è detto che sia finita.

Copertina

Ô Metis VI, Farsalia

Pharsalia è il poema della guerra civile romana, del disfacimento della repubblica, cantato da Lucano. Poi viene la “farsa”, la commedia; infine c’è l’orizzonte distopico: l’eroe e la fine del mondo, l’uomo e la fine di specie.

Ci sono cose che si possono raccontare e cose che non si possono raccontare. Da qui in poi è chiaro che si sta avvicinando il disastro.

Dopo cinque numeri scaricabili e/o leggibili in pdf e su Issuu, il sesto numero ha un sito tutto per sé, disegnato da Nicola Old Boy Di Marco. 

A cura di Luca Mignola, Antonio Russo De Vivo e Alfredo Zucchi

Disegno web e progetto grafico di Nicola Di Marco

Hanno partecipato a Ô Metis VI, Farsalia:

Pilar Adón, Carolina Crespi, Ylenia D’Alessio, Claudia Dell’Uomo D’Arme,  Francesca Fichera, Antonio Galimany, Angelo Greco, Giuseppe Girimonti Greco, Enrique Medarde, Marco Montanaro, Alessio Mosca,  Francesco Pisano, Francesca Regni, Emiliano Ereddia e Luca Zesi (Selfiesh), Lucia M. Testa, Laura Vazquez  e Antoine Volodine.

Qui le bio, chi allegre chi meno, di ognuno, compreso Nicola Il Fortissimo.

L’indice

Intervista a Antoine Volodine
di Antonio Russo De Vivo e Luca Mignola

Antonio Russo De Vivo: Come definirebbe il concetto di “distopia”? E perché scrivere una distopia oggi? Può essere utile per la società contemporanea?
Antoine Volodine : Per rispondere alla sua domanda ho dovuto consultare il dizionario alla voce «distopia». Personalmente, non ho mai ho mai inteso scrivere dei testi distopici, né ho mai riflettuto sul problema, specie se si tratta di aggiungere a questa nozione una mia definizione personale. Io scrivo a partire dalla memoria storica e dagli echi che quest’ultima suscita nei miei sogni e in quelli dei miei personaggi e dei miei narratori. Continua a leggere

L’infinito verde
di Pilar Adón, traduzione di Francesca Regni

Correvano mano nella mano. Andavano a vedere il cadavere del pazzo dai denti rotti, che il padre della sua amica aveva trovato il pomeriggio prima, e correvano tra le pozzanghere, tra i rovi e i rami caduti, tra l’erba, i fiori e i sassi enormi.
Avevano fretta perché era già tardi e la notte sarebbe caduta loro addosso. La sua amica stava davanti facendo strada e Sofia si lasciava guidare. Era lei a sapere dove si trovava il cadavere. Il padre le aveva descritto tutto, perciò stava a lei di correre rompendo i rami con i piedi e fare spazio con il proprio corpo, lasciando traccia di sé al passaggio… Sofia restava dietro e a volte rideva. Continua a leggere

Durante l’assedio
di Antonio Galimany, traduzione di Ylenia D’Alessio

Un giorno successe qualcosa. Un contrattempo che lo obbligò ad affrontare una breve avventura emotiva dalla quale, tuttavia, si rimise rapidamente per recuperare il passo contemplativo della sua nuova vita. Un avvenimento che occupò un solo giorno. Un giorno che coincise con il tumulto e il caos che però, dopo, sarebbe finito dissimulato tra tutti gli altri giorni, come il caos e la rivolta sarebbero stati presto una di quelle cose provenienti dal passato e, quasi per forza, irreali. Continua a leggere

Terrore, amore, poi ancora terrore
di Marco Montanaro

Ci sono donne partorite dalla luna: non, tuttavia, senza spasmo e dolore di cosce. A loro modo immortali, la loro immortalità non è che l’indizio dell’esistenza di una divinità remota, ulteriore. Per questo, ma non solo, si dice che queste donne siano fantasmi di altri fantasmi, e che al pari di maree, tessuti vascolari emorroidali e licantropi, rispondano solo al movimento dello spettro ghiacciato del nostro pianeta. Continua a leggere

The last man on earth
di Francesca Fichera

Nel 2019, a quasi un secolo dalla solitudine in bianco e nero di Vincent Price, l’Apocalisse ha smesso di bussare con rabbiosa insistenza alla porta di casa. Piuttosto tace, circondando col silenzio i suoni vitali dei superstiti, in un mondo a colori che ha rinunciato persino a rantolare. Continua a leggere

Selfiesh

Caducità del concetto
di Francesco Pisano

Alcuni problemi conseguono dalla possibilità di enunciare effettivamente una tautologia come “io sono io”. A è uguale ad A non è, per noi, lo stesso di A, e ciò almeno in virtù della consapevolezza, più o meno vaga, di una certa articolazione caratteristica del primo termine piuttosto che del secondo. L’enunciato – la voce e, in uno, l’intento semantico – si volge ad A, poi a uguale, e di nuovo ad A: s’impegna, in ciascun momento di tale successione, con una sola determinazione. Continua a leggere

Ce n’était pas la vérité
di Laura Vazquez, traduzione di Claudia Dell’Uomo D’Arme

Adesso è tempo di aprire il corpo e comprendere
È il momento di aprire il corpo e stringere
È il momento di aprire i corpi di tutti, di ogni persona
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Bottom-up
di Luca Mignola e Alfredo Zucchi

Il medico di corvette fece segno all’infermiere di tenere d’occhio la pressione della signora Cappa. Prima di chiudere la porta dell’ambulanza, diede uno sguardo intorno. La gente ancora accalcata all’ingresso della scuola, adibita a seggio elettorale, era rimasta a osservare. La sera era fresca e limpida. Il medico sorrise alla folla e scambiò un segno d’intesa con il signor Cappa, che si infilò in auto e, facendosi strada tra la folla, si avvicinò all’ambulanza. Solo allora il medico chiuse le porte e comandò che si partisse. Senza troppi scossoni, aggiunse, la signora è incinta, prossima a partorire. Continua a leggere

Azione contro parole
di Carolina Crespi

Non ce lo siamo mai detti, ma so che a Michele dà fastidio che io stia sempre a casa. Il fatto che vada al supermercato la mattina, il fatto che mi affacci al nostro balcone a mezzogiorno: sono cose che lo infastidiscono. Oggi è tornato prima del solito; mi ha trovata appoggiata al cancello del parco giochi per cani. Ha dato un colpo di clacson e ha accelerato, per poi inchiodare e parcheggiare sulla sinistra, a pochi metri da dove ero io. È sceso dall’auto senza giacca e mi ha detto «ehi». Gli sono andata incontro sorridendo, con le guance che mi si gonfiavano passo dopo passo, per le cose che avevo da dirgli. I gossip, intendo. Quelli che avevo immagazzinato tra il supermercato, il balcone e il parco giochi per cani.
«Ho mal di testa da stamattina» ha detto, contemporaneamente mi ha preso la mano. Azione contro parole numero uno, ho pensato. Continua a leggere

All’armi! Siam stilisti!
di Alessio Mosca

Quando mi è stato chiesto di scrivere la postfazione a questa seconda edizione di Fascio-pride, mi sono rifiutato. Che cosa aggiungere a un’opera che solamente un mese prima avevo recensito – e si tenga presente che ho sempre considerato il Bellonci il più grande romanziere vivente – definendolo ridicolo romanzetto complottista di una vecchia gloria ormai aterosclerotica? Continua a leggere

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