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Ex abrupto
Non è, in fondo, quel che cerchi, poeta,
riversare il tuo umore, ambiguo
liquore tra seni travolti,
in un corpo felice di averti?

Taglia corto ogni discorso. Questa
è la speranza: tacere la svista, l’errore.
Perchè vuoi posserdere il dentro, mucoso
buco eiaculato, pur di non parlare.

Come uomo, appena incarcerato,
guarda oltre le sbarre del suo ritiro
il mondo, che fuori esulta libertà.
Così, poeta, rifiutato il giudizio,
le hai odiate e, allo stesso tempo,
amate ancora più fortemente,
disprezzando i simili chiusi con te.

Nient’altro muovi che non le tue ossa,
e se questo non ti basta – spergiura
rivoltati, ma sempre, così facendo,
scalcerai le sbarre che non cedono
al rifiuto, al pianto, all’ira.

(di A. Q.)