Quello che avete davanti è un cubo magico. Un cubo di 6 facce, su ogni faccia ci sono 6 poligoni, ogni poligono ha 6 lati. Un cubo impossibile. 

Tra il racconto breve (short story) e il racconto lampo (flash story) c’è la stessa distanza che passa tra il romanzo e il racconto. L’essenzialità della forma breve, portata all’estremo, diventa multiformità, si apre a variazioni e appropriazioni infinite. Come in quello che è – o è stato a lungo considerato – il racconto più breve della storia della letteratura: “Cuando despertó, el dinosaurio todavía estaba allí” (“Quando si risvegliò, il dinosauro stava ancora lì”), di Augusto Monterroso.

O ancora come nel caso del solito Hemingway, che si vantò di scrivere – o al quale è stato attribuito questo vanto – un racconto in sole 6 parole: “For sale: baby shoes, never worn” (che incredibilmente nella traduzione italiana riesce a non allungarsi: “Vendesi scarpine da neonato, mai usate”).

Quello che vi trovate davanti è perciò un modo per raccogliere, con poca modestia, la sfida dei maestri del genere e misurarsi con la tradizione della flash story. È dunque un gioco combinatorio, ma è anche un gioco metaletterario: di questi standard infatti sono riprese non solo le forme (il limite delle sei parole) ma anche i contenuti. Si tratta allora di variazioni.

Ed ecco dunque il cubo. 6 scrittori, per ognuno dei quali 6 racconti, ognuno dei quali è composto da 6 parole. 6x6x6.
Questa è la prima faccia: Augusto Monterroso.

VARIAZIONI AUGUSTO

1

Quando si risvegliò, il dinosauro dormiva

2
Quando mi risvegliò, il dinosauro sorrise

3
Quando mi risvegliai, il dinosauro fuggì

4
Quando si risvegliò, il minotauro muggì

5
Il bambino si risvegliò: addio scopata

6
Quando si risvegliò il dinosauro, scrissi: