La democrazia ha creato l’illusione della partecipazione politica. Ha vincolato la fiducia al voto, tratto il vocabolario dalla pratica religiosa, per cui il voto (la prova dell’adesione) accresce nel votante – come nel credente – la fiducia verso il candidato, che lo rappresenterà – quasi dovesse rappresentare il suo spirito, il suo niente – nella messa in scena parlamentare. L’uomo politico figura all’interno della democrazia, come il prete nell’Ecclesia (sebbene l’assemblea di Cristo abbia piuttosto un orientamento oligarchico, con impennate accentratrici), per cui mi pare valida l’analogia.

Eppure a questa analogia manca una terza parte – o gamba: la maschera. Non c’è nessun buon politico che non la usi, nessuno che non la neghi – e chi nega, in fondo, ammette di non negare. La maschera non conosce la resa, conosce solo l’inganno ad oltranza. Con ciò non critico la maschera, ma anzi ne apprezzo la genuinità (che in Italia dovrebbe essere certificata come la mozzarella campana e esportata nel mondo come il più importante prodotto italiano). Dunque questa gamba artificiosa al politico democratico (perché l’assolutista, diciamolo, non se ne fotte un cazzo, la sua maschera è la violenza) viene dall’ipocrisia o l’arte del teatro. Non c’è verso il teatro nessuna accusatoria, è solo la capacità mimetica dell’uomo politico che sto prendendo in considerazione (se parlassi degli eremiti, ad esempio, tutto ciò non sarebbe valido, per il fatto che non sono esseri politici). Dall’ipocrisia, quindi, più che dalla finzione letteraria è facile[1] dedurre immediate corrispondenze con la politica: il fare, l’agire che comporta maschere, anche quando questo sono ritenute abolite.

Quindi: non si da politica senza maschera – così come non è concepibile Dio smascherato – poiché è la maschera a dare il senso del reale, senza saremmo carne ammassata, proteine di proteine, neuroni, emoglobina (non lo siamo?) e numeri, ammesso che anche questi ultimi non siano delle maschere raffinatissime.


[1] È più facile perché non bisogna leggere e leggere e leggere.