Cave Canem: miscellanea et mordacia.

L’albergo assegnatoci ci sembra il più sudicio che abbiamo mai visto; ma poi non è esageratamente sconcio. Un sudiciume che ormai c’è sicché non se ne parla più, un sudiciume che più non muta, che ha messo radici, che in certo qual modo rende la vita umana più salda e terrena, un sudiciume dal quale l’albergatore sbuca, orgoglioso per parte sua, umile per noi, movendo continuamente i gomiti e facendo passare con le mani (ogni dito è un complimento) sempre nuove ombre sul proprio viso, con flessioni del corpo che più tardi, all’aerodromo, ritroviamo tutte, per esempio, in Gabriele D’Annunzio. Chi, ci si chiede, potrebbe ancora pigliarsela con questo sudiciume?

F. Kafka, Gli aeroplani a Brescia [1909]
Confessioni e diari, Mondadori 2013