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Philip Dick considera l’idea come l’eroe del racconto fantascientifico; tuttavia, le opere stesse dello scrittore dimostrano che l’idea/eroe, per quanto creativa, per quanto potente, da sola non basta. Benché le storie più riuscite di Dick (Ubik, Un oscuro scrutare, Valis, La svastica sul sole, Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, o racconti brevi come Un certo tipo di vita, Souvenir, La cosa-padre) nascano senza dubbio da idee/eroi efficaci, è anche vero che tali idee sono irrorate da personaggi con una vita emotiva stratificata, che meditano sulle loro vicende e il mondo in generale con intensità e lo affrontano facendo appello alle loro parti più intime e, paradossalmente, fuori dal tempo.

Tongtong appoggiò la mano sul viso liscio, poi toccò le mani del robot. Il corpo di Ah Fu era ricoperto di uno strato di morbido silicone, caldo come pelle vera.
Il papà disse a Tongtong che Ah Fu era stato costruito dalla Guokr Technologies, Inc., e che era un prototipo. Il suo più grande vantaggio era quello di essere intelligente come un umano: sapeva sbucciare le mele, versare tazze da tè, persino cucinare, lavare i piatti, ricamare, scrivere, suonare il piano… Insomma, avere Ah Fu in casa significava che il nonno sarebbe stato in buone mani.
(Xia Jia, L’estate di Tongtong)

Il fatto è che l’idea, per quanto forte e solida, da sola non basta, perché ogni storia, a prescindere dal genere e dal media attraverso cui la si narra, si gioca nel confronto dell’uomo con la vita; e se uomo e vita mancano, l’idea/eroe rimane una mera ipotesi. Il problema di Nebula è che tre su quattro dei futuri in essa raccontati rimangono embrioni di storie che non riescono a sbocciare.

È emblematico che il racconto più debole della raccolta, Stampare un mondo nuovo di Wu Yan (la storia di un sistema universitario che deve produrre eccellenze per sopravvivere), tenda a perdersi in spiegazioni dell’idea di base, relegando gli elementi più propriamente narrativi e prettamente fantascientifici a un ruolo quasi secondario; questo innamoramento dell’autore verso la sua idea a scapito della narrazione della stessa è un problema che investe anche Buddhagram di Chen Qiufan (un simpatico miscuglio tra religione, tecnologia e marketing che provoca un tilt nella percezione del reale) e L’estate di Tongtong di Xia Jia (una bambina fa amicizia con il robot che assiste il nonno, che a sua volta personalizza e sviluppa questo nuovo sistema di cura), mentre Cixin Liu, con Le bolle di sapone di Yuanyuan, riesce a integrare lo sviluppo di una vicenda (la storia di un padre molto ligio al dovere alle prese con una figlia geniale ed eccentrica) all’interno di un futuro plausibile (una crisi climatica), e padroneggia i vari elementi con una sicurezza tale da rinforzarli reciprocamente, dando così alla luce un piccolo capolavoro.

La pioggia, che manteneva la polvere bassa, rendeva l’aria fresca e piacevole. Le gocce, fresche e deliziose, solleticavano il suo viso. Yuanyuan passeggiava per le strade che conosceva bene, strade lungo le quali suo padre l’aveva portata per la manina tantissime volte, su cui le infinite bolle di sapone che aveva soffiato si erano disperse. Una canzoncina della sua infanzia risuonò nel cuore di Yuanyuan.
(Cixin Liu, Le bolle di sapone di Yuanyuan)

Nebula si rivela pertanto una raccolta di opere nel complesso più interessanti che riuscite, una panoramica dello stimolante e vivace panorama fantascientifico cinese, ma soddisfa il lettore solo a metà.

Autori vari
Nebula (2017)
A cura di Francesco Verso (con testi in lingua originale)
Roma, Mincione edizioni, 2017
pp. 282