cranio

  • La maledizione della letteratura, o di quella cosa là, in cui tentiamo di muovere passi difficili – i piedi incollati al pavimento molto spesso – è che questa ciclicamente si rinnoverà dall’incendio e dalle ceneri, che noi stessi alimentiamo per ucciderla – o fosse solo per amarla. Una tale maledizione vuole che ci sia sempre qualcosa da raccontare, finché la specie non sarà estinta.
  • Come possiamo ancora negarci la commedia? C’è chi ne fa un problema solo umano – vale a dire intellettuale, cerebrale. Per me, è una questione di specie.
    La commedia ha il compito di sovvertire la realtà – la parte viva del nostro vivere – e ciò che è forte per stupidità, violenza mediatica, oppressione e imbroglio, per menzogna, raggiro, sia messo al centro come fulcro. E tutto questo sia lasciato libero nei suoi intenti, per capire fino a quando (e dove) il disastro della specie sarà perpetrato.
  • “Non hanno assemblee, consigli, né leggi,
    ma vivono in cima a monti altisimi,
    in grotte profonde; ognuno di loro da leggi
    a moglie e figli, e non si curano degli altri”
    (Omero, Odissea, IX vv 112 – 115)
  • Sogno spesso, ad occhi aperti e dentro e fuori, di svegliarmi un giorno e tutto ciò che è già accaduto, ancora deve accadere.
  • Parla la tecnologia. “Sei libero di romperti il collo con i significati, le ragioni misteriose, celate. Io, però ti consiglio: il lavoro, in primis. La specializzazione, in secundis. Tertium non datur.”
  • Come se l’arte fosse ancora oggi un volgare “in sè” e non un “fuori di sè trascinando”.
  • “Lei invece è pieno  di concezioni sbagliate, e non se ne libererà mai.”
    (Franz Kafka, Il castello – Secondo colloquio con la locandiera.)
  • La cosa più semplice è ascrivere una colpa a qualcuno.
  • Non riesco a comprendere, perchè noi che la cerchiamo, non dobbiamo tenderci una mano l’uno l’altro. C’è ipocrisia, tornaconto e interessi personali, che superano in meschinità ciò che la gente si ostina – e non potrebbe fare diversamente – a chiamare i “sentimenti” e dei quali, per giunta, si fregia.
    Tutto è maschera ancora e di più – soltanto la pazzia, la solitudine e la distanza appaiono sincere, e quasi auspicabili.