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Retrospettiva: Petrus Borel

A cura di Marco Canneva, Antonio Russo De Vivo, Luca Mignola.

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Gottfried Wolfgang
Traduzione di Marco Canneva
Revisione e editing Luca Mignola

Incipit: Mi trovavo da diverso tempo a Boulogne quando, al sopraggiungere del giorno della partenza, un mattino, il mio anfitrione mi si avvicinò con gentilezza e mostrandomi un rotolo di scartoffie abbastanza voluminoso: «Tenete» mi disse «permettetemi signore di mostrarvi queste, ne potrete senza dubbio trarre, a differenza di me, miglior vantaggio. [Continua a leggere]

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Champavert, il licantropo
Traduzione di Marco Canneva
Revisione e editing Antonio Russo De Vivo

Incipit: Morirò solo, mio caro Jean-Louis, morirò solo!… Nonostante avessi ricevuto e fatto una promessa; nonostante un uomo mi avesse confidato: «Sono stanco della vita, tu senz’altro la disprezzi, quando sarai pronto la fuggiremo insieme»; ormai ho deciso, Jean-Louis, sono pronto, ti dico, e tu lo sei altrettanto? [Continua a leggere]

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Il beccamorto
Traduzione di Marco Canneva
Revisione e editing Luca Mignola

Incipit: e mi trovassi a conversare del nostro eroe al Jardin des Plantes o sotto le volte della Sorbona, lo sviscererei in tutte le accezioni, lo ramificherei all’infinito, ne formerei mille combinazioni, e delle più ingegnose; ma qui, dove noi non incassiamo stipendi reali per intorbidire la trasparenza del nostro soggetto, dirò semplicemente che esistono, al più, da investigare tre specie di beccamorti effettivamente distinte: il beccamorto municipale, il beccamorto supplente e il beccamorto di ventura. [Continua a leggere]

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Avant-garde, militaire et…
di Marco Canneva
Revisione e editing di Antonio Russo De Vivo

All’interno del movimento chiamato genericamente “romanticismo francese” crebbe un ristretto gruppo di “minori”, designati con ogni sorta di epiteto (“petits romantiques”, “bousingos”, “Jeune-France”), che ne affrontarono la frontiera. Mentre la scuola ufficiale stilava comodamente il suo manifesto, la piccola fazione lo esasperava. Mentre la prima esortava alla libertà del genio sregolato e tormentato, cedendo ‒ che dico… elevandosi! ‒ a una saggezza disciplinata liricamente classicheggiante, l’altra la traduceva in una frenesia disorientata contro una realtà cupa e intollerabile. Mentre quella innalzava a urgenza il culto dell’io, inaugurando un perfetto intimismo confidenziale, questa lo inacerbiva in esternazione solipsistica, violenta e allucinata. Mentre i (R)omantici descrivevano mirabilmente malinconie affettive, i (r)omantici bruciavano, uccidevano e morivano per amore. E mentre gli integrati si accomodavano in un confortevole ma prolifico borghesismo cittadino, i reietti se ne allontanavano. [Continua a leggere]