Apparato di sabotaggio: la versione Gomez

Ubi Id, futurum Gomez S. FREUD, De fato ECATEO IL MILESIO, “Gli squali del Nilo”, Geografia Io sono l’equivoco fatto...

Parodia, esasperazione e degradazione: Alberto Laiseca, lettore di Borges

Selezione degli estratti dall’originale e traduzione a cura di Federica Arnoldi e Alfredo Zucchi. * Una questione di gerundi...

Saer, Aira, Laiseca: tre momenti della letteratura argentina

Selezione dall’originale e traduzione a cura di Loris Tassi. * L’eredità di Saer È molto difficile imitare il respiro...

La finzione Laiseca

Traduzione a cura di Maria Cristina Cavassa. In Laiseca 2017, 121-131 (postfazione a È il tuo turno); per gentile...

L'assurdo universo di Alberto Laiseca

In Laiseca 2013. A Edizioni Arcoiris si devono: Laiseca 2016 e Laiseca 2017 b. * E per quindici giorni...
Lupus in Crapula
Apparato di sabotaggio: la versione Gomez
Internacional
Parodia, esasperazione e degradazione: Alberto Laiseca, lettore di Borges
Internacional
Saer, Aira, Laiseca: tre momenti della letteratura argentina
Internacional
La finzione Laiseca
letteratura e altri buchi
L'assurdo universo di Alberto Laiseca
Lupus in Crapula

I fantasmi fotografici di Balzac

C’è una immagine in dagherrotipo[1] del 1842 che ritrae Honoré de Balzac in una posa decisamente inusuale per l’epoca: con una maglia sbottonata, senza cappello, una mano sul cuore. Si tratta di un manifesto letterario, ma per capirlo è necessario chiedersi: che cosa succede con questa foto? Bisogna tornare a quegli anni, capire cosa stava succedendo nel campo della fotografia, che intenzioni aveva l’autore (o almeno colui che se ne è appropriato), che idea di fotografia aveva. Questa foto compare…

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Il limite della parola davanti all’immagine
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Crapula Edizioni

Mamma

E poi c’era Mamma. Mamma viveva in una di quelle baracche vicino ai campi. Se da Lucca andavi verso Siena, superate le terre dei Lucenti e presa la svolta per Crosta ci arrivavi tipo in due ore: la sua casa si vedeva bene perché era isolata e poi fuori c’erano sempre dei vasi e dei fiori. Se andavi a trovare Mamma dovevi stare attenta perché prima di casa sua c’erano dei capannoni; lì ci vivevano quei bambini a cui erano…

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La chiave
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Filologicon Crapula

Filologicon Crapula: Gige e Candaule

Erodoto, Storie, I 8 – 12 [8, 1] Candaule si era molto innamorato di sua moglie, e in quanto innamorato giudicava che fosse la donna più bella di tutte. Poiché credeva così, e dato che tra le guardie c’era un tale Gige figlio di Dascilo, che gli era molto gradito, a questo Gige Candaule confidava sia i dettagli più importanti dei suoi affari sia soprattutto lodava oltre misura la bellezza della moglie. [2] Non molto tempo dopo – era destino…

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Crapula Edizioni

La voglia di vedermi

Anastasia mi scrive che muore dalla voglia di vedermi. Non sa ancora nulla di Francesca e, forse, è meglio così. Cammino per le vie del centro, faccio lo slalom tra i turisti, entro in una birreria, guardo l’ora, esco, vado in una pasticceria. Ordino una cioccolata calda, odio la cioccolata calda, la bevo comunque. Anastasia muore dalla voglia di vedermi. Me la immagino, agonizzante, un po’ mi dispiace, un po’ mi fa anche piacere però. Penso a come evitarle il…

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Polvere

Il primo giorno, quando lo vide rientrare, Romana si spaventò. Mario che hai fatto, disse. Poi gli sorrise e gli sfilò piano la tuta. La fece scivolare fuori dalle braccia e lungo le sue gambe, giù, fino alle caviglie. Mario rimase un attimo in piedi, poi si sedette, nudo, su uno spicchio di materasso. Ai suoi piedi, il tessuto si era fatto grigio di polvere e a stento vi si leggeva sopra la scritta rossa stampata in caratteri corsivi. Romana…

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Rassegna di barbarie e deliri: la rappresentazione dell’orrore nei racconti e nei romanzi di Alberto Laiseca
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letteratura e altri buchi

Marcelo Cohen e l’illusione del fantastico

Potremmo considerare borgesianamente l’argentino Marcelo Cohen (1951) come una “vasta e complessa letteratura” fantastica per gli autori che ha tradotto (Bradbury, Ballard, Burroughs, Alasdair Gray e Bernard Quiriny tra gli altri), la sorprendente collana che ha diretto (Línea C presso la casa editrice Interzona), le riflessioni che ha dedicato al genere (il corposo volume ¡Realmente fantástico!, dove c’è un saggio su Dino Buzzati), e soprattutto per i libri che ha scritto negli ultimi tre decenni, opere stimolanti, inventive e coraggiose,…

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L’io cefalgico: “Il giorno della nutria”
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F. Kafka – Lettere a Milena, p35

[Praga, 6 settembre 1920] Lunedì Nessuna lettera[1]. Per quanto concerne il saggio di Max, dipende se è “solo” una tua idea oppure di Laurin. Nel secondo caso sarebbe possibile, sì, ma non come editoriale, solo come appendice. Del resto, entrano in gioco diverse considerazioni riguardo ai partiti politici che sono troppo noiose da elencare. Ieri ti ho telegrafato l’indirizzo: Hans Janotwitz[2] presso Karl Meier, Berlino W 15, Lietzenburger (o Lützenburger-)straße, 32. Il tuo telegramma è stato un’ottima idea. Se non…

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Interviste

La letteratura italiana è ancora viva. Intervista a Michele Vaccari

Michele Vaccari è editor e scrittore. Una cosa che ho notato è che Vaccari, rispetto ai più e anche rispetto a me, ha una visione positiva dell’attuale panorama letterario italiano. Non che io pensi ci sia il vuoto totale, anzi; penso, semplicemente, vi sia un abbassamento della qualità e della quantità rispetto alla nostra tradizione, che vi siano meno eccellenze rispetto a qualche decennio fa. Molti pensano che non ci sia quasi nulla di interessante. Qualcuno pensa addirittura che il…

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Finisterre. Lo strano caso dei gemelli Denis

Isola di Ouessant, 21 giugno 1909. Quando finalmente riaprì gli occhi, Etienne fu assalito dall’angoscia. La distesa del mare era nera e immobile come una lastra d’ossidiana, e il giovane ebbe un brivido al pensiero degli antichi dèi degli abissi che, nelle tenebre sotto di lui, trattenevano il fiato. Intuì che il sole doveva essere tramontato da un pezzo, e solo la nebbia rischiarava il ventre del peschereccio, emanando uno strano, ripugnante candore. Etienne cercò a tentoni il corpo del…

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Oltre il cancello gli antichi dèi cadono come mosche

Il giorno in cui sono morto per la seconda volta fuori dalla finestra c’era un martedì di metà marzo. Mi dissi che sarebbe stato un buon giorno per morire, quello. Nuvoloso, noioso, inutile. Nel mondo reale la gente lavorava, s’incazzava, pensava alla cena e ai figli che tornavano da scuola. Non avrebbero fatto caso a me. Non sarei finito sui titoli dei giornali locali, né tra i discorsi dei matti alla stazione. Quando qualcuno si buttava sotto a un treno,…

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